21 giugno 1978

Antonio Esposito (Sarno, 2 novembre 1942 – Genova, 21 giugno 1978)

L’omicidio di Antonio Esposito è un fatto terroristico avvenuto a Genova il 21 giugno 1978, che vide come vittima il commissario di P.S. Antonio Esposito, dirigente del commissariato di Nervi, ucciso da un commando delle Brigate Rosse.

L’antefatto

Esposito (Sarno, 2 novembre 1942) aveva guidato a Genova il Nucleo Anti-terrorismo, ottenendo notevoli risultati investigativi che avevano portato a numerosi arresti nell’ambiente del terrorismo eversivo. Era stato responsabile dell’Ufficio politico della Questura di Torino, insieme al maresciallo Berardi ed al brigadiere Giuseppe Ciotta: entrambi i colleghi sarebbero poi stati insigniti di medaglie d’oro al valore civile, come vittime del terrorismo.

Tra le altre operazioni contro l’eversione nera e rossa, i tre poliziotti individuarono ed arrestarono, in Valle d’Aosta il presunto brigatista Giuliano Naria, accusato di aver partecipato all’assassino del procuratore generale della Repubblica di Genova Francesco Coco e della sua scorta, formata dal brigadiere Giovanni Saponara e dall’appuntato Antioco Dejana. Naria fu assolto con formula piena da tutte le accuse a suo carico solo nel 1991, dopo una detenzione preventiva di ben 9 anni.

In generale, essi diedero un contributo decisivo al complesso di indagini che permisero, proprio a Torino l’istruzione del primo processo contro le Brigate Rosse. L’organizzazione terroristica guidata da Mario Moretti per bloccare l’avvio del processo intraprese una campagna stragista.

La prima vittima fu, il 28 aprile 1977, il presidente del consiglio dell’Ordine degli avvocati di Torino, Fulvio Croce. Ciotta fu ucciso il 12 marzo 1977, Berardi il 10 marzo 1978. Mancava solo Esposito, che nel frattempo era stato trasferito, con lo scioglimento dei Nuclei Anti Terrorismo all’inizio del 1978, a dirigere il commissariato di Nervi, a Genova.

L’assassinio

La mattina del 21 giugno 1978, alle ore 8:40, il commissario, mentre si stava recando al lavoro a bordo dell’autobus di linea 15, due brigatisti si fecero largo tra gli altri passeggeri e gli spararono frontalmente 12 colpi, cinque da una pistola, sette da un’altra, per poi fuggire su una Fiat 128 blu.

Dalle ricostruzioni dell’attentato basate soprattutto sulle testimonianze di alcuni pentiti (Patrizio Peci[4], che peraltro parla di una partecipazione di Luca Nicolotti, nome di battaglia Valentino, e non di Francesco Lo Bianco, nome di battaglia Giuseppe, e soprattutto Adriano Duglio, Eros, terzo componente del commando salito sull’autobus e quindi molto più attendibile) sembra che a sparare per primo su Esposito fu proprio Lo Bianco, mentre il brigatista in appoggio, Riccardo Dura, nome di battaglia Roberto, lo stesso che, fra gli altri, avrebbe assassinato anche Guido Rossa, inizialmente doveva solo coprire Lo Bianco senza sparare, non disponendo tra l’altro di un’arma silenziata. Invece anche Dura in un secondo tempo aprì il fuoco sul povero Esposito già colpito mortalmente.

Non è chiaro se l’intervento di Dura derivò dalla sua percezione che Esposito non fosse stato colpito da Lo Bianco (visto che il commissario, incastrato tra le strutture della portiera posteriore, non cadde subito a terra) oppure da una sua eccessiva emotività e dal suo desiderio di infierire sulla vittima. Adriano Duglio, salito sull’autobus per ultimo, rimase sulla parte anteriore del veicolo intimando all’autista di fermare e aprire le portiere. I tre, nonostante il panico scatenato tra gli altri passeggeri, scesero dall’automezzo e riuscirono ad allontanarsi su una 128 blu in attesa con alla guida un quarto componente mai identificato.

Il crimine venne perpetrato lo stesso giorno dell’entrata in camera di consiglio dei giudici del processo di Torino al cosiddetto “nucleo storico” delle Brigate Rosse, che si concluse il 23 giugno.

Memoria

Esposito lasciò la moglie Anna Maria Musso, assistente della polizia femminile, e i figli Raffaella e Giuseppe rispettivamente di 6 e 5 anni. Lo ricordano una lapide, collocata sul luogo dell’omicidio in via Pisa, e un piccolo giardino pubblico nel quartiere di Albaro.

Fu il primo assassinio brigatista dopo il ritrovamento del corpo di Aldo Moro, il 9 maggio 1978, e la prima vittima del terrorismo a Genova dopo il procuratore Francesco Coco.

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FONTE: Wikipedia