marzo 2003

Ben 17 anni il poliziotto umbro Emanuele Petri veniva ucciso dalle Brigate  Rosse: "Un eroe moderno, un eroe della pace"

Emanuele Petri (Castiglione del Lago, 1º febbraio 1955 – Castiglion Fiorentino, 2 marzo 2003) è stato un poliziotto italiano.

Medaglia d'oro al valor civile - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’oro al valor civile

Sovrintendente della Polizia di Stato, medaglia d’oro al valor civile, morì in servizio durante l’arresto dei leader delle nuove Nuove Brigate Rosse, responsabili degli omicidi di Massimo D’Antona e Marco Biagi.

Petri entra in Polizia nell’ottobre del 1973 come allievo guardia di P.S. frequentando la scuola della Polizia di Stato di Trieste. Trasferito dapprima a Roma, poi a Firenze ed Arezzo. La sua residenza è sempre a Tuoro sul Trasimeno, luogo dove si sposa e crea la sua tranquilla vita familiare. Nel 1992 viene assegnato alla Polfer della stazione di Terontola.

Il 2 marzo 2003, il sovrintendente Petri, assieme ad altri due colleghi, Bruno Fortunato e Giovanni Di Fronzo, svolgeva servizio di scorta viaggiatori su un treno regionale sulla tratta ferroviaria Roma-Firenze. Poco dopo la fermata alla stazione di Camucia-Cortona, Petri e gli altri colleghi, durante gli accertamenti di routine, decidevano di controllare un uomo ed una donna che viaggiavano a bordo del vagone. Questi ultimi, dopo aver esibito dei documenti falsi ai poliziotti che si accorgevano delle incongruenze, reagivano nei loro confronti.

L’uomo estraeva una pistola puntandola immediatamente al collo del sovrintendente Petri ed intimando agli altri poliziotti di gettare via le armi. Uno dei due poliziotti obbedì gettando la propria pistola sotto i sedili del convoglio ma l’uomo reagì ugualmente sparando alla gola di Petri, uccidendolo sul posto, e sparando nuovamente contro l’ultimo poliziotto armato che, nonostante le gravi ferite, riuscì a rispondere al fuoco dell’assalitore ferendolo mortalmente. La donna premette il grilletto della sua pistola contro l’ultimo poliziotto, ma l’arma non funzionò, perché ancora con la sicura, ed il colpo non partì. Ne seguì una colluttazione al termine della quale la terrorista veniva bloccata.

Il treno si fermò quindi alla stazione di Castiglion Fiorentino dove arrivarono i primi soccorsi per le persone ferite, tra cui Galesi (che però morì alcune ore dopo in ospedale) e l’agente Fortunato che venne poi salvato dopo una lunga operazione chirurgica e rimase per sette giorni ricoverato nel reparto di rianimazione. Fortunato dovette pagarsi di tasca propria le spese legali del processo penale che ne seguì. Scosso dalla tragedia e non insignito dallo stato di alcuna onorificenza per la pericolosa azione, non ebbe mai a riprendersi completamente, arrivando al suicidio nel 2010.

Dopo le prime indagini si riusciva ad accertare che i due sospetti, controllati dai poliziotti, erano terroristi facenti parte delle Brigate Rosse e, dalle ricostruzioni e dal materiale rinvenuto sul treno e nella borsa della donna (documenti, floppy disk e due palmari), gli investigatori riuscivano a catturare, nel periodo successivo, tutti gli appartenenti dell’organizzazione terroristica responsabile anche degli omicidi di Massimo D’Antona e Marco Biagi, avvenuti rispettivamente negli anni 1999 e 2002.

Petri, il giorno della sua morte non doveva prestare servizio ma aveva chiesto un cambio turno per assistere un ex collega dei Carabinieri malato gravemente.

Lascia la moglie ed un figlio di 23 anni, anche lui poliziotto.

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2 marzo 1988

Omicidio di Donato Boscia.

A Palermo, è ucciso l’ingegnere Donato Boscia, direttore del cantiere dell’impresa romana Ferrocementi. Aveva denunciato alla Commissione antimafia i collegamenti tra mafia e amministrazione comunale

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2 marzo 1948

Epifanio Leonardo Li Puma (Petralia Soprana, 6 gennaio 1893 – Petralia Soprana, 2 marzo 1948) è stato un politico e sindacalista italiano, ucciso dalla mafia.

La sua vita s’è svolta essenzialmente nella sua Raffo, anche se la sua azione toccò l’intero comprensorio delle Madonie. Mezzadro di idee antifasciste alla fine della seconda guerra mondiale è stato promotore del movimento dei contadini per la riforma agraria come organizzatore sindacale (della Cgil), politico (era un esponente del Partito Socialista Italiano) e di cooperative. Di orientamento nettamente riformista era contrario ad ogni estremismo ed alle teorie rivoluzionarie.

Nel secondo dopoguerra, sindacalista e capolega dei mezzadri e braccianti senza terra, fu determinato e irriducibile nella promozione dei diritti dei lavoratori contro gli agrari eversori della legalità.

Uomo simbolo della giustizia sociale, eroe delle Alte Madonie, in Sicilia, non volle piegarsi alla prepotenza e alle minacce di un potere e di un sistema malsano.

È stato barbaramente assassinato dalla mafia agraria, al soldo dei baroni, nei terreni di Alburchìa tra Petralia Soprana e Gangi. Nonostante ai suoi funerali, a Petralia Soprana, fossero stati apertamente denunciati i mandanti del suo omicidio, nessuno pagò per la sua morte.

FONTE: Wikipedia